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I luoghi di Napoli Velata

All’indomani dall’uscita nelle sale cinematografiche del nuovo film di Ozpetek, Napoli Velata, ripercorriamo insieme i luoghi coinvolti nelle riprese per permettervi di rivivere, dal vivo, le meraviglie di questa città.   

E’ Napoli la vera protagonista in assoluto, ricca di storia, fantasmi e segreti che non vogliono svelarsi; una Napoli verace, quotidiana, dove i vocii e gli schiamazzi dei suoi abitanti rimbalzano tra i vicoli mescolandosi al fare quotidiano, una città dove l’architettura moderna convive e si amalgama con quella storica di palazzi e scaloni. 

Palazzo Mannajuolo.

Il film inizia proprio nel magnifico scalone del palazzo che possiamo definire uno dei migliori esempi di architettura liberty a Napoli. Il palazzo, costituito da due corpi di fabbrica che si uniscono ad angolo, mostra grandi vetrate che possiamo ammirare da via dei Mille, mentre le altre facciate prospettano su via Filangieri e sulle rampe Brancaccio.  

Il palazzo fu realizzato nel 1909/11 da Giulio Arata con la collaborazione dell’ingegnere Mannajuolo proprietario dei terreni. Il bel palazzo oltre che alle bellissime e scenografiche architetture esterne in stile liberty presenta nella parte centrale dell’edificio una particolare scala in marmo a sbalzo e con balaustra in ferro battuto con un perfetto andamento ellissoidale, unica nel suo genere in città.  

Museo Archeologico Nazionale.

Il MANN rappresenta il luogo dove tutto inizia. La maestosità di questo ambiente non sfugge e direi nemmeno la sua storia; il monumentale edificio infatti fu costruito alla fine del ‘500, come caserma di cavalleria e nel 1600 fu ampliato e trasformato in sede universitaria. L’Ateneo vi rimase per circa 150 anni fino a quando, re Ferdinando IV nel 1700, decise di adibire il Palazzo degli Studi a sede del primo Museo Borbonico e della Real Biblioteca di Napoli diventando poi uno dei più grandi Musei d’Europa. Oggi, può vantare del più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti archeologici in Italia. I nuclei principali (certamente non i soli) del Museo sono: la collezione Farnese, gli antichi oggetti provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano e la collezione Egizia.  

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Cappella Sansevero

Personalmente, il titolo dello spettacolo fin da subito mi ha portato alla mente l’opera del Cristo Velato conservato nella Cappella Sansevero e famosa in tutto il mondo.  E devo dire, la storia del film viene meglio compresa se si conosce la storia e la leggenda che nasconde questa Cappella, altrimenti risulterebbe ancora una volta, una Napoli violenta che uccide e nasconde.

Il Cristo Velato è un’opera dello scultore Sanmartino, posta al centro della navata e raffigurante Cristo morto e disteso, coperto da un velo di marmo che ne lascia intravedere ogni particolare del suo capo, tutte le fasce muscolari e le ferite. La leggenda narra che Raimondo de Sangro, committente dell’opera, avesse accecato il Sanmartino affinchè non ripetesse per altre committenze tale straordinaria scultura. La cosa sorprendente e che assume un aspetto terribilmente misterioso è il fatto che proprio in coincidenza dell’ultimo pagamento effettuato dal Principe Raimondo a saldo dell’opera finita, da quella data, dello scultore non si seppe più nulla.

 

una scena tratta dal film “Napoli Velata”

Chiostro della Certosa di San Martino.  

La scena, magnifica, riprende il terrazzo della Certosa durante una Tombola Vajassa, una tombolata esilarante, divertente e “scostumata” a cui partecipano esclusivamente i cosiddetti “femminielli”. Il gioco-spettacolo esiste realmente e viene organizzato durante i periodi natalizi. I numeri sono estratti da una donna che conosce benissimo la smorfia e ad ogni estrazione ripete ad alta voce ed in modo “scostumato”, il significato del numero. Ne viene fuori una tombolata divertente dove non esistono peli sulla lingua, limiti alle allusioni, alla fantasia e al linguaggio colorito marcato dal dialetto napoletano.  La tombola viene organizzata in luoghi e giorni diversi ma, nel caso di Napoli Velata, è stata scelta la spettacolare terrazza della Certosa di San Martino.

 

Farmacia degli Incurabili.  

Centro di eccellenza, la farmacia è famosa sia per la ricerca che per la produzione di erbe medicinali durante il Regno di Napoli. Perfettamente conservata si può certamente definire un vero capolavoro barocco del ‘700 napoletano e ad essa era annesso l’Ospedale degli Incurabili, ad oggi ancora in funzione. Ai locali della farmacia vi si accede da un sontuoso scalone in piperno e si compone di due ambienti: il laboratorio e la sala di rappresentanza arredata con preziosa radica di noce ed armadietti a sei piani con capitelli scolpiti dall’ebanista Agostino Fucito. Nelle vetrine si possono ammirare mensole porta boccette, ampolle in vetro di murano, e vasi policromi maiolicati che raffigurano scene bibliche ed allegoriche: in origine questi vasi erano ben 480, oggi 420. Il pavimento in cotto maiolicato è attribuibile a Giuseppe Massa e sul soffitto della sala di rappresentanza è stato da poco restaurato e riposizionato il grande quadro di Pietro Bardellino, “Macaone che cura un guerriero ferito”.

 

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